La Storia dell'olio da olive
Per gli egizi fu la Dea Iside a rivelare le proprietà dell’olivo all’uomo e ad insegnargli l’arte di coltivare e produrre olio, mentre i greci narrano che la pianta dell’olivo sia stato un dono della Dea Atena.
Sacro agli Dei e agli uomini per le sue infinite proprietà rigeneratrici, l’olio di oliva è utilizzato da millenni nei riti sacerdotali di ogni religione per “ungere” ovvero applicare un velo protettivo contro il male ed il peccato.
Da sempre considerato simbolo di forza e di potenza, olio di oliva, contenuto negli appositi contenitori detti Ariballoi, era spalmato dagli atleti greci per rendere il corpo lucido e soprattutto ottenere migliori prestazioni fisiche nelle gare.
L’olivo dagli antichi romani ai nostri giorni
I romani dedicarono infinite attenzioni alla pianta dell’olivo In ogni territorio conquistato ne svilupperanno la coltivazione e proprio l’olio sarà per lunghissimo tempo uno dei tributi che le popolazioni sottomesse al potere di Roma dovevano versare.
Con la caduta dell’Impero Romano la cultura dell’olivo rischiò di essere dimenticata.
Furono i monaci benedettini a salvare la millenaria tradizione dell’olio di oliva; nei loro monasteri continuarono infatti a produrre oli di oliva nonostante i longobardi preferissero condire i loro piatti con il burro.
La coltivazione degli olivi riprese pieno vigore nel Rinascimento.
La popolazione cresceva, l'olio era presente in casa sia sulla tavola che per i vari usi quotidiani e le nuove industrie si sviluppavano a ritmo incalzante richiedendo olio soprattutto nei settori del tessile, per la cardatura della lana, e del sapone. I commercianti di grandi nazioni europee come Inghilterra, Belgio, Francia, Russia, Germania, sprovviste di questo prezioso prodotto, arrivavano in Italia per approviggionarsene.
L'olio italiano era il più pregiato e il più richiesto. Caterina, Zar di tutte le Russie, ricevette in regalo dallo studioso Giovanni Presta un cofanetto in legno d'olivo contenente un campionario dei migliori oli italiani.
Nel XIX secolo la coltivazione dell’olivo continua ad estendersi sulle colline italiche soprattutto al meridione divenendo parte essenziale della piccola e media proprietà.
Grazie all’incoraggiamento dei pubblici amministratori Calabria, Puglia ed Umbria si copriranno con distese interminabili di argentei oliveti.
Gli anni Trenta vedono una felice ripresa della coltivazione soprattutto per le numerose leggi che promuovono l'olivicoltura in tutta Italia.
Sono in auge i cibi d'oltreoceano, le abitudini nordiche sembrano più civili, il burro più nobile dell'olio e le tavole degli italiani si fanno contaminare dalle margarine.
Lo splendore e la tradizione culinaria dell'olio d'oliva, insieme alla perfezione dell’allattamento materno al seno, iniziano a cedere a nuovi miti e mode: sembra che questi tesori della natura siano divenuti desueti.
Fortunatamente a partire dagli anni ‘80, grazie alla ricerca di sapori più naturali e genuini nonché alla riscoperta dei prodotti tradizionali italiani, l'olio di oliva riprende il suo posto come Re della tavola e, più recentemente, è riconosciuto come indiscusso ambasciatore della dieta Mediterranea nel mondo.